La Giostra dell’Apocalisse – Cagliari

LA GIOSTRA DELL’APOCALISSE

teatro, musica, arti visive e incontri

Tavola rotonda

LAZZARETTO di CAGLIARI V.le Borgo Sant’Elia
13 dicembre 2008 – ore 18.00

Dopo il debutto, con una mostra, spettacoli teatrali e tavole rotonde su tema, alla Rotonda di via Besana di Milano – struttura settecentesca già chiesa, cimitero e lazzaretto -, La giostra dell’Apocalisse si sposta a Cagliari nell’antico complesso che dal Seicento domina l’incantevole panorama che spazia sul Golfo degli Angeli, passando così “da un lazzaretto a un altro”.

La tappa cagliaritana prevede una tavola rotonda, immaginata come una kermesse a più voci (pittura, teatro, scrittura, video, musica, filosofia, teologia), che affronterà i temi di una moderna apocalisse utilizzando diversi mezzi espressivi, alla quale prenderanno parte:

Silvana Bosi (attrice), Angela Lucrezia Calicchio (direttore di Outis – Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea), Carla Chiarelli (attrice), Lorella Giudici (storico dell’arte e docente all’Accademia di Belle Arti di Brera), Maria Cristina Madau (regista e artista visiva), Rosanna Rossi (artista), già protagonisti del progetto milanese, e lo studioso di teologia cagliaritano Marcello Floris.

Coordinerà la tavola rotonda Marcello Enardu, presidente dell’Associazione Origamundi. Verranno presentati:

– testi teatrali tratti da L’ultimo inverno di Salvatore Niffoi, 25 Apocalissi di Massimo Bavastro, L’illusione della fine di Jean Baudrillard;
– il video di Maria Cristiana Madau, con musiche di Dissoi Logoi (Alberto Morelli e Franco Parravicini) e Antonio Zambrini;

– il catalogo a cura di Lorella Giudici edito da SilvanaEditoriale, che raccoglie le opere e una selezione dei testi della rassegna milanese.

Appunti della conversazione

page2image39063680

In che misura sopravvive, all’alba del terzo millennio, il paradigma apocalittico nella nostra cultura?
Oggi a dominare in maniera incontrastata sono il timore, l’incertezza del futuro e di fronte alla varietà inquietante degli eventi del mondo contemporaneo ricorre con sempre maggiore frequenza il riferimento a scenari “apocalittici”. Ma come si vive in un tempo così tormentato? Si fa il lavoro dell’anima, suggerisce James Hillman.

E l’arte può essere il mezzo che aiuta a interrogarsi e superare drammi e tragedie epocali, può aiutare a capire il mondo e a “ricomporlo” attraverso il recupero di un senso, promuovendo un sistema sociale che si nutra di utopia e di umanesimo.

“A dispetto di tutte le sue catastrofiche rappresentazioni, il libro di Giovanni non è un componimento tragico, ma il messaggio profetico della vittoria, la conferma della misericordia divina, un inno di speranza e d’incoraggiamento per il riscatto finale, come enuncia lo stesso termine: Apokálypsis (dal greco apo, lontano e kalyptein, tenere segreto) che letteralmente significa “togliere il velo, scoprire, rivelare. […] La mostra, che raccoglie le opere di una ventina di artisti contemporanei, va però al di là della circoscritta dimensione religiosa e riflette su alcune delle tante sfaccettature che potrebbe oggi avere l’idea di un’Apocalisse in quella che Keats emblematicamente chiama “la valle dove si plasmano le anime”, prima che dal cielo risuoni cupa la tromba “che spaventa il mondo intero, nell’imminente rovina” (L. Giudici).

Scarica il comunicato stampa

Torna in alto